Lavorare è difficile, si sa. Se poi il 50% di quello che ricaviamo dal nostro lavoro va allo Stato, le cose diventano ancora più pesanti. Sfatiamo però un detto comune!! Non è assolutamente vero che per i primi 6 mesi dell’anno (se non di più) lavoriamo per pagare le tasse. L’argomento è delicato e non è facile sintetizzarlo in una informativa di poche righe, ma ci proviamo. In un regime contabile semplificato (ma ce ne sono molti altri) una percentuale importante del nostro reddito è destinata allo Stato, questo è vero. Nei detti comuni però viene omesso il fatto che il reddito su cui tale percentuale viene calcolata è definito “reddito fiscale”. Già il nome suona male, come se fosse un vicino di casa antipatico. Se conosciuto però potrebbe manifestare dei lati caratteriali che non sono poi così male. La differenza tra i ricavi (incassi) ed i costi di esercizio (utenze, affitto muri, acquisto merce ecc) di un’attività generano “l’utile di bilancio”, che è quello che ci portiamo a casa in anno di lavoro. Da tale “utile” dobbiamo detrarre tutti i costi fiscalmente deducibili come ammortamenti, interessi mutuo per acquisto prima casa, figli a carico, moglie o marito a carico, ristrutturazioni prima casa, spese mediche e chi più ne ha più ne metta. Tali costi definiti “costi impuri” hanno lo scopo di alterare la percezione del reddito portando, lo stesso, ad un valore molto più basso rispetto a quello che effettivamente abbiamo guadagnato. Ecco, è a questo punto che viene applicata l’aliquota (%) per pagare le imposte. Da un semplice prospetto economico potrete verificare che molto difficilmente arriva al 50% di quello che realmente guadagniamo, cioè dall’utile di conto economico. Non approfittatene però. Solo un’attenta consulenza del vostro Commercialista vi aiuterà a capire quali sono i costi deducibili e compatibili con la vostra attività.

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